La compagna P38, una recensione

di Jackob Flint
(già apparso su www.arvultura.it)

La Compagna P38 è un romanzo scritto da Dario Morgante e pubblicato in seconda edizione dalla Red Star Press nel 2012 e narra una delle storie vissute nella periferia romana a cavallo tra il 1978 e il 1982.Il periodo in cui è ambientato è anche quello di Romanzo Criminale sulla Banda della Magliana ma qui prende forma un altro spaccato della vita di borgata, quella della sinistra extraparlamentare, quella più estrema.Il romanzo, scritto in prima persona, si apre la mattina del sequestro Moro con il racconto dello sgombero di una palazzina occupata a scopo abitativo, conosciamo il protagonista Ermes ma anche Breda, Macello, Luce e il Morvo. Da qui la vita di questi ragazzi continua divisa tra cortei, il solito bar da Pardo e qualche timido amore. Nelle prime pagine del libro l’atmosfera che si respira è di reflusso, delusione, una volta i cortei erano più grandi, intensi, meglio gestiti e difesi, la polizia ora è più accanita – ben lontane sono le esaltanti narrazioni di Philopat ne La banda Bellini.Morgante tratteggia l’inizio della fine del grande movimento degli anni ’70 nel quale  crescono Ermes e gli altri che formeranno poi la ‘brigata Primavalle’, colonna romana delle Brigate Rosse. Iniziano un po’ alla volta, conoscendo il mondo della lotta armata sotto la guida di Primo e Vale, crescono nel mito di Moretti e sperimentano le armi e la violenza, la tensione, la paranoia, l’ansia e sopratutto il dolore.

La bellezza del romanzo è il modo in cui Morgante, nonostante all’epoca dei fatti avesse poco più di 10 anni, riesce a ricreare le atmosfere. Gli basta richiamare l’immagine delle gambe della ventenne Heather Parisi per abbandonare gli anni settanta, chiuderli ed entrare negli ’80.Inizia il vertiginoso collasso della società italiana. La rivoluzione comunista è sconfitta da Pippo Baudo prima che dal generale dei carabinieri Cattedrale (come nel libro).Forse Ermes e gli altri non hanno capito che il capitalismo sempre più aggressivo stava vincendo, tra droga e l’ultra-consumismo. La ‘brigata Primavalle’ criticata dai vertici come movimentista, estremamente legata al territorio, quasi come Prima Linea, cerca di affrontare il problema eroina che sta distruggendo il tessuto sociale – e qui Morgante ci regala una bella immagine di lotta di quartiere – tuttavia non riesce come il resto delle BR, a sfuggire e resistere alla terribile stretta dello Stato, alle leggi speciali, al pentitismo, alle torture dei compagni che parlano, che si vendono.La fine è drammatica, necessariamente sanguinosa, non poteva essere altrimenti in un lavoro che anche se non vuole essere una ricostruzione storica, fa della fedeltà al soggetto narrato uno dei punti di forza; come già detto le atmosfere sono assolutamente credibili e fanno si che l’immaginazione ci porti a vivere il tutto in maniera molto diretta.Il romanzo è complesso e ben scritto, è molto scorrevole. Forse è ascrivibile al genere del noir ma possiamo anche considerarlo un romanzo di formazione in quanto epilogo personale e dell’intera generazione che i ragazzi della brigata Primavalle rappresentano.Morgante sceglie un tema molto difficile da affrontare e lo fa da dentro, utilizzando l’occhio di un protagonista di quegli anni, di uno degli sconfitti da quegli anni e lo fa con molto equilibrio senza scadere in facili esaltazioni o peggio nelle truculente ricostruzioni, alle quali sopratutto le fiction pretendono di abituarci, di militanti fuori di senno, assetati di sangue. Penso che questo candidi La compagna P38 ad essere una delle migliori narrazioni sulla lotta armata in Italia.

La compagna p38, di Dario Morgante Ed. Red Star Press, 2012 collana Tutte le strade.