Ash Amin per una politica dell’inclusione

di: Francesco Dellasanta

Europa, terra di estranei” (Mimesis Edizioni, 2016) di Ash Amin costituisce un’approfondita analisi dei legami e delle identità umane nel mondo occidentale contemporaneo. Il libro rispecchia la formazione multidisciplinare dell’autore, interessato alla società nella sua totalità e alle emozioni e ai sentimenti che gli esseri umani – e non umani – sono in grado di sprigionare nel vivere insieme. Sottolineo i non umani perché gli oggetti, gli strumenti tecnologici, gli edifici, le infrastrutture, insomma tutto ciò che appartiene alla cultura materiale, diventano con Amin parte costitutiva dell’identità umana.

Uno dei luoghi comuni contro cui si scaglia il grande accademico di Cambridge è quello che vede nella rottura o nell’indebolimento dei legami tradizionali – famiglia, comunità rurale, nazione, religione – una perdita irrimediabile di valori e di senso d’appartenenza, provocata dallo sviluppo tecnologico.

Al contrario, egli dimostra che le affiliazioni nel mondo odierno sono multiple e si formano in spazi diversi dal passato, tra cui molti spazi virtuali garantiti dalla tecnologia.
Ad esempio, diverse ricerche hanno dimostrato che ad una maggiore frequentazione del web da parte di un individuo corrisponde un incremento dei contatti diretti nella vita quotidiana: gli strumenti tecnologici permettono quindi di arricchire l’ecologia delle possibilità sociali.

Il volume nasce dall’intento polemico dell’autore di contrastare le politiche attuali del mondo occidentale, le quali fanno leva su rapporti interpersonali e comunitari, descritti come forti e chiusi.
La tensione che attraversa l’intera opera ha invece l’obiettivo di dimostrare che la società è un ibrido, così come ibridi sono i soggetti che la compongono, nessuno escluso.

Ecco perché l’estraneo non avrebbe ragione di esistere se adeguate politiche dell’inclusione garantissero più dignità e più uguaglianza sociale. L’estraneo appunto – ma anche lo straniero o il forestiero – che traduce l’inglese “stranger” dell’edizione originale, è l’outsider, il marginale, l’individuo non integrato nei meccanismi di ridistribuzione della ricchezza, dunque costretto a condizioni di vita disagiate, spesso ai limiti della sopravvivenza.
Minoranze etniche e religiose, richiedenti asilo, rifugiati politici,immigratie mendicantivengono oggi etichettati come estranei, in contrapposizione a ciò che è autoctono e familiare.

Nell’autore si fondono due tipi di prospettiva: egli è accademico di fama internazionale e uno sguardo sul mondo gli deriva dall’alto della sua cultura; ma Ash Amin non può dimenticare di essere stato anch’egli un estraneo: di origini indiane, nato e cresciuto in Africa, emigrato con la famiglia in Inghilterra all’età di sedici anni e quindi doppiamente minoranza nell’Inghilterra dei bianchi. Questo secondo aspetto gli conferisce non solo la propensione a combattere l’ingiustizia sociale, ma anche una visione del mondo alternativa, dal basso.

La prima parte del libro esamina i sentimentie l’affettività che fungono da lubrificante a certi tipi di relazioni umane, come nel lavoro collaborativo dove la vicinanza tra estranei produce la creatività e l’innovazione economica, oppure nel vivere insieme la città dove le persone imparano spontaneamente a negoziare la differenza quando adeguate politiche infrastrutturali lo permettono.

La seconda parte del volume analizza il razzismo, le biopolitiche razziali sulla base delle quali gli stati hanno basato l’esclusione dell’estraneo a partire dall’11 settembre, e il complementare modello catastrofista che permette ai governi di inasprire le misure di sicurezza, sottraendo diritti ai cittadini.

Ogni capitolo è costruito attorno a un procedimento dialettico che fa seguire all’analisi critica della società e della letteratura scientifica sul tema, una serie di suggerimenti per l’azione collettiva.

Il dilagare del razzismo nell’Italia odierna spinge a focalizzare l’attenzione su quanto Amin dice della possibilità di sviluppare un nuovo movimento antirazzista. Come lo stesso autore riconosce, la parte dedicata specificamente al razzismo – anche se la tematica è presente in tutta l’opera – è connotata da un pessimismo di fondo circa la possibilità di superare la discriminazione razziale, visto il suo storico radicamento socio-culturale in ogni società moderna. Tuttavia, Amin intravede la possibilità che si sviluppi un movimento dal basso in grado, non di sconfiggere il razzismo – almeno non in tempi brevi – ma di “scenderci a compromessi”, di “negoziare la razza”, quindi di limitarne i danni.

In questo processo ogni sforzo, individuale e collettivo, deve essere concepito come parte di un più ampio progetto di trasformazione della società in senso democratico.
È necessario dar vita a una coalizione di interessi che sostenga il movimento e non aspettare che la società si elevi al di sopra di sé stessa per neutralizzare il razzismo.

Ogni strumento utile deve essere impiegato in questa lotta. La solidarietà, la fiducia, la lealtà o la cura verso l’estraneo sono sentimenti che possono nascere spontaneamente, se il movimento sarà in grado di calmare gli animi della popolazione, rendere evidenti le assurdità e le distorsioni della realtà riprodotte in ogni discorso razzista e palesare i miglioramenti che la società nel suo complesso può ottenere adottando una politica dell’inclusione a dispetto di quella attuale, che invece esclude, allontana e segrega chi è percepito come diverso. L’esempio cui allude Amin è la caduta dell’apartheid in Sudafrica:

Nessuno sapeva quando questo modello perverso di organizzazione umana sarebbe crollato, ma i suoi oppositori riuscirono gradualmente a conoscere e smantellare la sua elaborata architettura attraverso molte invenzioni sovversive e costruirono con costanza un ideale di società giusta che unì le persone al di là delle fratture della razza e degli interessi particolaristici. La lotta tenne vicine la politica del riconoscimento e quella del benessere collettivo.

La radicale critica sociale, la demolizione di molti luoghi comuni della società contemporanea e i fondamentali consigli pratici per affrontare le sfide del presente, ne fanno un libro illuminante, convincente, necessario. Direi addirittura imprescindibile.

Europa, terra di estranei” di Ash Amin, Mimesis 2016, 184 pp, 18€