di: Michele Binotti
Del libro di Sarah Gainsforth, “Airnbnb città merce. Storie di resistenza alla gentrificazione digitale”, uscito ad agosto 2019 per Derive Approdi Editore, vogliamo occuparci di un aspetto tanto fondamentale quanto caratterizzante il libro, almeno per chi scrive: la logica politica che muove ed innerva le operazione del capitalismo delle piattaforme, da Airbnb ad Amazon, per citare due tra le più note.
Il libro della Gainsforth, allo stesso tempo, è molto più ricco ed articolato.
Ci racconta le origini, politiche e culturali, della gentrification, ci parla delle politiche abitative negli Usa ed in alcune zone d’Europa e soprattutto rintraccia le genealogie, al plurale, su cui si fondano oggi le politiche di privatizzazione dello spazio pubblico e della finanziarizzazione dell’abitare, inteso in senso ampio e complessivo come diritto alla città.
Problematizza il turismo e le sue manifestazioni, mostrando come turistizzazione delle città e dei suoi centri storici ed espulsione dei residenti siano due facce della stessa logica.
Soprattutto,però, racconta le lotte e le resistenze dei movimenti e delle reti cittadine contro l’appropriazione “indebita” delle città da parte delle piattaforme.
L’idea di focalizzarsi sulla logica politica del capitalismo delle piattaforme è duplice e nasce da un interesse immediatamente politico, oltre che analitico.
Pensiamo che rappresenti un prisma attraverso cui guardare ed indagare, al di fuori dell’opacità comunicativa del marketing, la natura e la volontà politica alla base di Airbnb e soci.
Ci permette, cioè, di rintracciare, chiaramente, la continuità di questi soggetti con le logiche più generali, storiche, si potrebbe dire, ma allo stesso tempo squisitamente contemporanee del capitalismo: la ricerca continua e costante del tentativo di produrre soggettività e la logica dello sfruttamento intrinseca, inevitabile, del capitalismo e dei suoi attori.
Parole chiave per modellare soggettività
L’autrice del libro ci mostra come il ricorso di Airbnb a parole-concetti chiave quali Fiducia, Comunità, Appartenenza, Visione, Opportunità, Esperienze, Viaggiatori, sono esattamente il tentativo di modellare e costruire in senso ambivalente e relazionale una soggettività piegata alle logiche delle piattaforme, ma allo stesso tempo fondamentale per i suoi profitti, considerato che sono gli attori chiave della valorizzazione capitalistica: un rapporto relazionale che riguarda i due poli della relazione, gli utenti e gli host, in un connubio inestricabile di auto valorizzazione ed auto sfruttamento, tanto cari agli apologeti del capitale umano e dell’imprenditore di sé stesso.
La nostra parafrasi della definizione di Marx del Capitale, posta come titolo, ci aiuta a mostrare il carattere sempre sociale e sempre relazionale delle logiche capitaliste, di cui Airbnb e soci non fanno eccezione, al contrario.
Il tentativo di Airbnb di costruire soggettività non è certo una novità per il Capitale, da sempre impegnato a plasmare uomini e donne adatti ed adeguati ai suoi scopi.
Quello che caratterizza il capitalismo delle piattaforme, in questo senso, forse è quasi banale dirlo, è la tendenza a costruire soggettività adeguate ai processi del capitalismo contemporaneo.
Il libro, a nostro avviso, quindi, mostra un aspetto che troppo spesso è stato sottovalutato delle logiche del Capitale e del capitalismo e cioè quello di non essere un moloch economico, ma al contrario di essere simultaneamente un assemblaggio di relazioni sociali, culturali, politiche ed economiche.
Un Hìdra dalle tante teste che organizza e promuove processi simultanei.
Il libro, allo stesso tempo, ma non poteva essere diversamente se intendiamo il Capitale come una relazione sociale, ci mostra quello che, soprattutto negli ultimi anni, è l’aspetto che viene sempre più mistificato e dissimulato o peggio ancora banalizzato e deriso, della logica capitalistica: le dinamiche di sfruttamento.
In questo preciso segmento del capitalismo contemporaneo, quello delle piattaforme, la posta in palio sono tout court le città.
Città chiaramente intese non come meri spazi fisici, ma come territori sociali, dove non è più possibile distinguere, se mai lo fosse stato nel nostro passato recente, tra virtuale e reale, o meglio tra le cause, gli inneschi e le conseguenze che queste modalità di costruzione della società e dei suoi legami determinano.
Lo sfruttamento delle città significa la volontà di prendersi tutto
Per queste piattaforme “ogni limite è un ostacolo da superare”, per citare nuovamente Marx quando analizza “la tendenza del capitale a creare un mercato mondiale”.
Le città, quindi, rappresentano simultaneamente il punto di partenza e la posta in gioco finale delle piattaforme, un territorio sociale da conquistare, normare ed addomesticare alle sue logiche come se fosse, ci ricorda l’autrice in un parallelo affascinante, la conquista delle terre selvagge dell’Ovest.
La produzione dello spazio, di uno spazio piegato, ma allo stesso tempo primo attore protagonista, va di pari passo con la produzione di soggettività.
Che cosa significa, però, che le città sono il polo antagonista dello sfruttamento e chi sono gli sfruttati?
Il libro ci mostra con grande semplicità, ed era ora, aggiungiamo noi, e con grande chiarezza che la composizione della città sotto attacco sono i poveri, vecchi e nuovi, gli esclusi dalla distruzione del welfare pubblico ed i lavoratori e le lavoratrici che non solo non riescono più a pagare l’affitto o il mutuo, ma vengono continuamente impoveriti, in un circolo vizioso, dalle piattaforme e dalle sue logiche che distruggono il mercato immobiliare tradizionale e negano, di fatto, il diritto all’abitare e alla città in nome, propriamente, di un nuovo diritto alla città. Un diritto differenziale ed esclusivo per ricchi.
Lotta e piattaforme
A questo punto, però, al di là dell’interesse analitico, viene in primo piano il nostro interesse militante, politico, di parte.
La lotta contro le piattaforme ed il capitalismo digitale, nel libro è molto chiaro, ci parla di lotta di classe e dei soggetti, ancora da indagare in tutte le loro contraddizioni, che stanno subendo e reagendo a queste dinamiche predatorie.
Il libro ci aiuta a tracciare una linea tra l’amico ed il nemico, questione di non poco conto, ancora più importante perché ci suggerisce, come sempre, di partire dalle lotte, che tracciano una prima, anche se confusa e certamente peculiare, strada.
Per concludere, del libro in sé, abbiamo parlato poco, sperando che l’autrice ci perdoni, ma perché crediamo che questi siano gli aspetti, almeno per noi, maggiormente interessanti all’interno di un testo tanto utile quanto agile, scritto in un linguaggio semplice e comprensibile, non banale.
Una lettura molto appassionante che tiene insieme rigore della ricerca e una precisa scelta di campo.
Non ci sembra poco.