di: Joe Kac
Una storia alla fine del mondo, è questo lo scenario in cui veniamo catapultati leggendo Neghentopia di Matteo Meschiari, un romanzo distopico che parla del nostro presente molto più di quanto possa sembrare.
La narrazione, simile ad una sceneggiatura cinematografica, permette al lettore di immergersi completamente in questo mondo di distruzione e desolazione: descrizioni dettagliate dei luoghi e delle azioni che si svolgono sono accompagnate da riferimenti a canzoni e suoni, come a costruire una colonna sonora del libro, il tutto arricchito dai disegni di Rocco Lombardi che ci proiettano visivamente in questo mondo cupo e terribile.
La storia ci narra di Lucius, un ragazzo costretto a vagare per questo mondo inospitale per portare a termine i suoi contratti, uccidere esseri umani. Questo che è un compito tremendo appare però come un’azione tra le altre, eseguito con tali semplicità e distacco da mettere in risalto l’apatia che affligge il protagonista; i continui svenimenti e perdite di memoria che lo colpiscono, inoltre, non lasciano in lui che un alone confuso delle azioni compiute. Questa esistenza, priva di passato e slegata da ogni forma di relazione, conduce Lucius ad identificarsi col suo procedere incessante verso una meta che sembra tanto necessaria quanto totalmente oscura e priva di senso. Con le poche persone incontrate per strada instaura dialoghi vuoti, in cui non vi è alcun segno di empatia e umanità, spazzate via con tutto il resto.
Ad accompagnarlo nel suo incedere troviamo un passero, il suo consigliere e la sua memoria, l’unico ad avere completa coscienza delle azioni compiute, e una bestia, un essere informe e minaccioso sempre sul punto di poter uccidere il ragazzo ma che non sferra mai l’affondo decisivo.
La Bestia. Lucius. Uno di fronte all’altro. Lucius è seduto sulla sabbia. Si preme i palmi delle mani contro le tempie. La Bestia potrebbe allungare una zampa e decapitarlo. Ma no. Resta immobile. Semplicemente si sgonfia e rigonfia come uno stomaco che pulsa. Lucius lo guarda. La Bestia è priva di occhi ma capiamo che fissa Lucius intensamente. Il ragazzo rabbrividisce. Stringe gli occhi. Preme i palmi contro le tempie.
LUCIUS Io non ho paura.
BESTIA (come un sussurro spettrale nella sua testa) Dovresti.
Noi lettori dobbiamo limitarci a seguire Lucius, guidati magistralmente dalle indicazioni dell’autore che, nello spezzare continuamente il procedere del racconto, ci mostra il “dietro le quinte”, permettendoci di immaginare non solo le azioni, ma l’atmosfera e le sensazioni da queste prodotte.
Lo spaesamento è la condizione condivisa tanto dal protagonista quanto dal lettore, entrambi intrappolati in questo mondo alla fine della storia, senza passato e senza futuro, ormai distrutto dai cambiamenti climatici e dalle guerre che l’hanno devastato.
Neghentopia ci parla di un mondo e un tempo lontani, ma quanto mai vicini, che parlano di noi e del nostro tempo; i ritmi forsennati imposti dalla legge del guadagno e dell’accumulazione producono cambiamenti climatici sempre più difficilmente reversibili, stracciano le nostre relazioni umane sottomesse sempre più alla ricerca dell’utile e del conveniente, frustrando ogni forma di socialità e condivisione. Come un automa Lucius prosegue sulla sua strada di morte, che distrugge ogni orizzonte di senso e ogni possibilità di fermarne la deriva, rende impossibile prendersi cura di sé e dell’ambiente che si abita, finendo per ridurlo ad un ammasso di inquinamento inospitale, putrido e cancerogeno.
Per noi questo tempo non è ancora arrivato, che sia il momento di agire e cambiare prospettiva?
Meschiari ci consegna un romanzo ibrido, impossibile da inquadrare in un genere, ma che ne attraversa molti. La narrazione è coinvolgente, drammatica e avvincente allo stesso tempo; alla fine scorrono i titoli di coda, il finale resta aperto, e alzando gli occhi dalle pagine ci rendiamo conto di aver letto molto più di una semplice storia.
“Neghentopia” di Matteo Meschiari, Exorma Edizioni (2017), pp. 168, 16.50 euro
(ordinalo scrivendo una email a: barricatedicarta@autistici.org – spese di spedizione incluse)