di: Rosella Simonari
Quando penso ai numeri di magia, penso a un uomo, un mago. Se penso ai numeri che potrebbe fare, penso alla sparizione di una colomba, a un gioco con le carte o a una donna tagliata in due. Già. Una donna tagliata in due.
Nel film Cercasi Susan disperatamente (1985), la protagonista Roberta vive una serie di avventure che la portano ad allontanarsi dalla sua vita borghese per trovare l’amore e risolvere un caso di furto internazionale. Si tratta di una commedia romantica dove Roberta diviene pian piano sempre più consapevole di se stessa e di ciò che vuole. C’è però una scena in cui impersona l’assistente passiva di un mago. Ad un certo punto viene messa in una cassa e segata a metà. Questo il topos dei numeri di magia, questo un rito maschile che va avanti dal 1921, quando cioè l’illusionista Percy Selbit lo eseguì per la prima volta. Secondo Mariano Tomatis, storico della magia, illusionista e molto altro, evidenzia un “immaginario sessista”, poiché è pressoché sempre la donna ad essere segata in due. Se quindi durante il film Roberta da sottomessa casalinga diviene bohémien avventurosa, in quella scena è soltanto un oggetto per intrattenere il pubblico.
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