Negli ultimi anni la data del 25 aprile è stata sempre più svuotata di quel significato originario, di lotta, di resistenza armi in pugno contro la barbarie nazi-fascista.
Abbiamo visto nel tempo il tentativo di ridurre questa data a mera e sterile celebrazione istituzionale, di silenziare e nascondere quella profonda e viscerale divisione di quegli anni tra fascisti e partigiani, con il tentativo di ridurre questa giornata alla festa di tutti gli italiani.
Abbiamo visto il tentativo di criminalizzare l’esperienza partigiana da destra così come da sinistra.
Per questo nel ragionamento su come affrontare questa data cercando di ridarle senso, proprio partendo dal suo significato originario, abbiamo deciso di ripercorrere alcune storie partigiane spesso dimenticate: storie di vite bandite.
Con questo progetto ci poniamo l’obbiettivo di ripercorrere quel filo rosso che ha unito, in un preciso momento storico, culture e popoli differenti in Europa e nel mondo, storie e vissuti differenti ma legate dalla comune resistenza all’invasione nazi-fascista.
Quelle che raccontiamo sono storie di banditi, di sangue, di guerra, di vittorie e di sconfitte.
Storie partigiane dislocate nel tempo e nello spazio geografico: dalla resistenza fanese e marchigiana, a quella italiana.
Dagli arditi del popolo, alla resistenza internazionalista in Spagna.
Dalla resistenza nel deserto della Cirenaica combattuta in sella a un cavallo fino alle campagne jugoslave.
Ovunque e in ogni dove.
Non una lingua, non una cultura d’appartenenza, ma una scelta comune, quella di imbracciare le armi e organizzare la resistenza per cambiare direzione alla storia.
È questo che vogliamo raccontare attraverso 6 Storie Bandite:
– Amilcare Biancheria e Giuseppe Morelli
– Carlo Abbamagal
– Carla Capponi
– Omar Al Mukthar
– Ilio Barontini
– Ruza Petrovic
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