di: Giulia Boria
L’esser donna di seconda generazione è il tema che permea ognuno dei racconti. Vale la pena di soffermarsi sin da subito sulla locuzione “seconda generazione”. Per seconda generazione si intende una categoria di persone nate in Italia da genitori migranti e di persone nate all’estero giunte in Italia in età prescolare.
Vigendo sul territorio italiano lo ius sanguinis (diritto di sangue) e non lo ius soli (diritto del territorio), gli attori sociali di tale categoria vivono l’incertezza giuridica di essere cittadini senza cittadinanza nel territorio in cui abitano.
Non meno importante è però l’aspetto sociale e umano di essere una ragazza o un ragazzo di seconda generazione.
L’utilizzo stesso di questa locuzione fa sì che si vada definendo una categoria (altra dalla normalità?) in cui si fanno coesistere attori sociali eterogenei con provenienze diverse, età diverse, orientamenti politici e religiosi diversi, ecc.
Si “accetta di classificare” individui, con esperienze di vita simili o estremamente distanti, al solo scopo di dar voce a tutti coloro che da italiani non riconosciuti dalla legge, si sono sentiti chiedere decine e decine di volte dove hai imparato così bene la nostra lingua?
Da dove vieni tu?
Si cela un grande rischio nell’utilizzo di questa locuzione, vale a dire che “seconda generazione” diventi solo una delle tante etichette utili solo a differenziare il nostro mondo di italiani, da quello degli ospiti, dei migranti, dei figli dei migranti, di loro.
L’unica possibilità per ovviare a questo rischio è entrare nelle vite degli attori sociali in gioco, dare valore a ogni esistenza, imparare i nomi, vedere i volti, assaporare le singole esperienze.
In questa antologia le scrittrici/autrici con la propria sensibilità, con la propria esperienza di vita e con il proprio stile narrativo trasportano il lettore all’interno di un presente distopico e di un futuro amaro, prendendo in considerazione varie sfaccettature dello stesso tema.
Il senso di alienamento che provano nel paese in cui vivono, il non sentirsi parte del mondo originario dei propri familiari, il senso d’incompletezza, la ricerca delle proprie radici culturali, sono solo alcuni degli aspetti trattati dalle autrici.
La responsabilità che ho, come mediterranea, è proprio quella di decostruire un errore di prospettiva ricorrente in quest’epoca postcoloniale: c’è da ribilanciare un’identità collettiva che, a un certo punto, è stata rinnegata; si è deciso che il mare non era più una possibilità di crescita e contaminazione trasversale, quanto piuttosto un veicolo di ‘invasione’
È inevitabile che il lettore percepisca la tristezza e il dolore narrati dalle autrici nei loro racconti. Intristire il lettore, farlo commuovere, portarlo dalla propria parte giocando sui sentimenti, non è lo scopo dell’opera.
Tutt’altro; quel dolore esperito dalle autrici e, di riflesso, vissuto dal lettore è solo un punto di partenza che unisce chi sta da un lato e chi dall’altro del libro, chi lo scrive e chi lo legge.
Partendo da questo dolore le undici autrici hanno potuto esprimere il loro punto di vista, scegliendo di andare controcorrente, di far ascoltare la propria voce, di emergere in un mondo indifferente alla loro causa.
Partendo dallo stesso dolore il lettore diventa cassa di risonanza di quelle voci e sceglie di appropriarsi della battaglia dei non-cittadini di seconda generazione.
Solo in questo modo l’etichetta “seconda generazione” non avrà più senso d’esistere e quella che prima era la loro battaglia, diverrà una rivendicazione, comune e condivisa, di cittadini di uno stato in favore di altri cittadini dello stesso stato.
Questa è la speranza che dà voce alle autrici, che dà forza a quest’opera, che colpisce al cuore il lettore.
Esiste oggi un mondo di noi, di loro e di altri che stanno in mezzo tra il noi e il loro. Esisterà in futuro un mondo di noi tutti se, parafrasando M. Proust in “Alla ricerca del tempo perduto”, smetteremo di contemplare il nostro ombelico quale fosse il centro del mondo.
FUTURE: Un’antologia di undici racconti di donne afroitaliane, a cura di Igiaba Scego, edito da effequ, 2019, 224 pp.