Leggere ”Non dite che non abbiamo niente” è come fare una doccia gelata, è un risveglio.
Ha ragione Tash Aw in ‘Stranieri sul molo” quando scrive che chi non conosce la Cina e la sua cultura la interpreta come una realtà omogenea, senza tenere in considerazione le diversità e le persone che la compongono.
Madeleine Thien, nel suo romanzo ha la capacità di farci conoscere un periodo della storia cinese, dalla rivoluzione culturale al massacro di piazza Tienanmen, da una diversa prospettiva: le storie di tre musicisti del conservatorio di Shangai. Sparrow, Zhuli e Kai combattono per rimanere fedeli alla loro amicizia, ma soprattutto alla musica, nonostante il tempo, in cui vivono e cambiano, sia intriso di complessità e di contraddizioni.
“I nostri genitori incolpavano il destino delle loro sofferenze, ma quando sono cadute le credenze tradizionali abbiamo iniziato a comprendere le ragioni più profonde delle disuguaglianze sociali”. Parlava in tono nervoso, come se rotolasse a perdifiato giù per un precipizio alla Cajkovskji.
“Il presidente Mao dice che dobbiamo difendere la Rivoluzione identificando tutti e tutto ciò che è controrivoluzionario. Noi studenti abbiamo tante battaglie e tante discussioni da fare perché la nostra intelligenza politica è ancora in fase di sviluppo.
Ci stiamo educando a pensare in un modo completamente nuovo, non corrotto dalla vecchia coscienza. (…) Ma è difficile perché dobbiamo combattere contro noi stessi, mettere davvero in discussione le nostre motivazioni, e chiederci per chi stiamo costruendo una società più giusta.(…) Se qualcuno dice quello che ha nel cuore e altri quel che è più comodo, come possiamo dialogare? Non troveremo mai uno scopo comune.”
- Non dite che non abbiamo niente
- Madeleine Thien
- 66THAND2ND
- pagine 484
- traduzione di Maria Baiocchi, Anna Tagliavini
- isbn 9788898970896
- Prezzo € 22,00