di: Francesco Fanesi
Con “La fuga in avanti” proseguiamo idealmente il discorso sugli anni ’70 intrapreso nella precedente recensione de “La lotta è armata”. Se nel testo di Donato eravamo di fronte ad un’analisi serrata della pubblicistica prodotta da coloro che avrebbero poi deciso di scatenare “l’attacco al cuore dello Stato”, nelle pagine di Manolo Morlacchi torniamo invece a parlare di vita vissuta: la saga di una famiglia storica (quella dei Morlacchi) della sinistra militante milanese, partigiana prima e rivoluzionaria poi. La narrazione scorre attraverso i ricordi dell’autore, figlio di quel Pierino Morlacchi che fu, insieme a nomi come Curcio e Cagol, tra i fondatori del primo nucleo delle BR. Ne esce un racconto a tinte fosche che oscilla tra l’orgoglio di un figlio schiacciato dal peso di un padre “ingombrante” (ma ai suoi occhi epico) e l’epica della sua sconfitta. Sconfitta di un’intera generazione.
Si inizia con la storia di una famiglia proletaria fieramente antifascista durante il ventennio, si prosegue con la lotta partigiana per passare poi, dopo lo strappo con il PCI negli anni ’60, addirittura all’incontro con Mao, di Dino Morlacchi (pater familias) in qualità di rappresentante dei “cinesi” italiani.
Infine le illusioni rivoluzionarie di suo figlio, Pierino Morlacchi. Illusioni che portarono Pierino a pagare caro e in prima persona tutte le scelte “avanguardistiche” da lui intraprese agli inizi degli anni ‘70. Appunto le conseguenze di quelle scelte sulla vita dei suoi cari sono, a mio modesto modo di vedere, il punto di reale interesse (e originalità) del libro. Certo mi ha colpito la narrazione in cui, dopo l’arresto del padre Pierino, Manolo Morlacchi (allora bambino e adolescente) racconta delle peregrinazioni sue e di sua madre a seguito di quel detenuto sbattuto negli angoli più remoti d’Italia, all’interno delle “carceri speciali”. Ho avuto la possibilità, in un recente passato, di visitare l’isola dell’Asinara e di entrare al “Fornelli”. Il supercarcere ora diventato una sorta di museo dell’orrore in stridente contrasto con quell’isola dalla bellezza incontaminata.
Mi sono immaginato l’odissea dei familiari per raggiungere quel luogo lontano da tutto, solo per una semplice visita settimanale. Ho rivisto nelle pagine del libro le terribili celle, più adatte ad animali che ad esseri umani, che per anni hanno ospitato anche chi si è reso colpevole di aver combattuto lo stato borghese e le sue istituzioni.
Al di là di ogni giudizio morale (che certo non mi compete) su quelle vicende e quegli anni, è nella pietas umana, che quelle vicende suscitano, che sta la vera forza di questo libro.
“La fuga in avanti” di Manolo Morlacchi, Agenzia X, 2015, pp. 248, illustrato 15€