di: Francesco Fanesi
“Our flag will remain red”. Questo libello di Silvio Antonini mi ha molto divertito. Si legge tutto d’un fiato e la sua narrazione punta dritta al cuore di quell’epica antifascista che ancora, ostinatamente, sopravvive in alcuni segmenti della nostra società.
E’ un po’ come riascoltare “Stalingrado” della Banda Bassotti, per intenderci. L’emozione carica di adrenalina scaturisce dal ricordo di una epica battaglia vinta dal bene contro il male, più di ottanta anni fa. Parliamo della “battaglia di Cable Street”.
Londra, 4 ottobre 1936, le camice nere di Oswald Mosley, leader della Brytish Union of Fascists, decide che è arrivato il momento di mostrare i muscoli alla Gran Bretagna. Per farlo organizza una marcia di camerati nel East End londinese, quartiere popolare con larga presenza di ebrei e irlandesi solidamente organizzati dai partiti e dai sindacati della sinistra anche comunista.
Il 1936 dunque. Anno cruciale per l’Europa e non solo. La guerra civile spagnola è iniziata a luglio, ed è una tragica anteprima di quello che poi si scatenerà con la Seconda Guerra Mondiale e che trascinerà l’umanità verso il baratro delle leggi razziali e dei campi di sterminio nazisti.
In quel ’36 la battaglia tra fascismo e umanità è stata già persa tempo prima in Italia con la controrivoluzione preventiva di Mussolini e poi con la presa del potere di Hitler in Germania. In questo scenario anche Mosley progetta di riversare l’Inghilterra nel buio del fascismo e decide quindi di organizzare la sua “marcia su Roma”, nell’East End rosso e popolare londinese. Solo che le cose, in quel 4 ottobre del 1936, andranno in maniera assai diversa rispetto ai piani dei fasci britannici.
Il Partito Comunista britannico non commette lo stesso errore che fece quello italiano nel ’21 con gli Arditi del Popolo. Alla vigilia della marcia si schiera infatti dalla parte del combattivo proletariato del quartiere londinese, organizzando e promovendo la resistenza popolare che si stava spontaneamente creando contro la “parata” indetta da Mosley . Basti pensare che il giorno prima della marcia, il “Daily Worker” (organo ufficiale del partito) pubblica la mappa dettagliata del percorso…
Domenica 4 ottobre, fin dalle prime ore del mattino, migliaia di antifascisti occupano le piazze dove era previsto il concentramento dei cinquemila camerati di Mosley ed erigono barricate rovesciando in strada mobili e persino un tram! La polizia in forze tenta di disperdere la folla caricando brutalmente anche con la cavalleria. E’ iniziata la battaglia. L’intero quartiere è schierato a difesa degli insorti. Dalle finestre dei poveri palazzi vola di tutto sopra le forze dell’ordine che tentano di sfondare. Vengono lanciate a terra delle biglie per impedire l’avanzata ai cavalli. Le migliaia di persone in difesa del quartiere non indietreggiano e rispondono con lanci di pietre dalle barricate. Alla fine la polizia è costretta prima ad indietreggiare e poi a ritirarsi. Termina la battaglia, inizia il mito.
Quest’agile racconto (corredato da un succoso archivio fotografico edito dalla Red Star Press) ci restituisce lo spaccato di una storia volutamente dimenticata.
Visto che non è stata scritta dalle grandi organizzazioni sindacali e partitiche dell’epoca questa vicenda è stata condannata all’oblio, esattamente come successe per gli Arditi del Popolo nel nostro paese. Ricordare queste storie ha dunque un doppio significato: restituire l’onore della memoria alle donne e gli uomini che se la sono guadagnata sul campo e ricordarci che combattere (e battere) nemici infinitamente più grandi di noi non è affatto impossibile, come sempre tentano di farci credere.
Buona lettura.
“La battaglia di Cable Street” di Silvio Antonini, Red Star Press, 2017
Collana: Unaltrastoria
Formato: 13×20, brossurato con bandelle
128 pagine; illustrato con foto d’epoca in b/n
Prezzo: 13 euro
Isbn: 9788867181704