Valerio Verbano, una ferita ancora aperta

di: Giulio Verna

Questo libro è la versione aggiornata del precedente testo “Valerio Verbano-una ferita ancora aperta” edito nel 2011. In questo libro troviamo gli ultimi passaggi di un’indagine riaperta poco dopo la pubblicazione del primo testo fino ad arrivare alla nuova richiesta di archiviazione nel 2019.

Nel quarantesimo anniversario dall’omicidio di Valerio Verbano – il giovane militante autonomo che pochi giorni dopo avrebbe compiuto 19 anni – l’autore ripercorre e contestualizza la storia di Valerio e il modo in cui matura il suo brutale omicidio.

Nella tarda mattinata del 22 febbraio 1980 tre uomini con il volto coperto e armati entrano in casa di Valerio nel quartiere Montesacro a Roma e, dopo aver immobilizzato i genitori Carla e Sardo, aspettano che torni da scuola.
Quando Valerio rientra i genitori sono legati in camera e quindi nessuno ha potuto vedere, se non i tre assassini, cosa è successo di preciso; si sentono dei colpi di pistola e uno di questi, esploso alla schiena, uccide Valerio.

Da questo momento in poi partiranno una lunga serie di rivendicazioni, depistaggi, omissioni, comportamenti inspiegabili da parte di questura ed inquirenti, verranno seguite diverse piste ma senza trovare i colpevoli e di fatto non si giungerà mai ad una verità giudiziaria.

A lungo dopo l’omicidio di Valerio si è parlato del “dossier Verbano”, una composita raccolta in cui Valerio da tempo annotava nomi e foto di personaggi della destra eversiva presenti a Roma e nel suo quartiere e documentava i rapporti fra alcuni soggetti delle forze dell’ordine e i fascisti.

Un lavoro di controinformazione, di “schedatura” dei nemici politici , pratica fondamentale in anni in cui gli scontri e momenti di tensione che spesso sfociavano in azioni punitive ed omicidi erano all’ordine del giorno.
Il dossier viene sequestrato dalle forze dell’ordine il 20 aprile del 1979, giorno in cui Valerio insieme a quattro amici viene arrestato, perché sorpresi a preparare delle bottiglie incendiarie in un casale abbandonato.

Gli agenti, lo stesso giorno in cui Valerio viene sorpreso nel casale, effettuano una perquisizione a casa sua dove trovano, oltre al dossier, una pistola; per questo Valerio viene portato a Regina Coeli e vi rimane fino al 22 novembre dello stesso anno.
La storia del dossier, da quando verrà sequestrato il giorno dell’arresto di Valerio, è una storia che, come le indagini per trovare gli assassini dell’omicidio, avrà tantissime zone d’ombra.

Il libro secondo me ha due grandissimi pregi e per questo credo sia fondamentale leggerlo:

Il primo, sul quale mi soffermo più rapidamente per questioni pratiche, è che è un libro profondamente documentato e che, dovendo ripercorrere tantissimi anni di (inutili ed inconcludenti) indagini, fa luce su tutto l’iter giudiziario evidenziando il lavoro di giudici e inquirenti in modo inequivocabile.
Emerge quindi, grazie all’enorme lavoro di ricerca dell’autore, non per opinione ma per documentazione, la non volontà di arrivare ad una verità giudiziaria .

Il secondo è invece un pregio ascrivibile ad una volontà che non mira solo ai fatti e alla verità giuridica ma è una volontà che si può ritrovare nel sottotitolo del libro stesso: “Una ferita ancora aperta”.

Non credo sia possibile scrivere un libro di questo tipo, o quanto meno non credo si possa riuscire a trasmettere veramente la vita di Valerio Verbano, se quella storia non te la porti dentro.
La storia di Valerio non è neutra, è una storia di vita rivoluzionaria, di militanza, di crescita collettiva e di affetti.

Allo stesso modo, per provare a raccontarla veramente è necessario respirarla e viverla quella storia con i compagni e le compagne che in tutti questi anni insieme a Sardo e Carla hanno tenuto vivo il nome di Valerio.
Si legge chiaramente infatti che Marco Capoccetti Boccia è profondamente legato alla memoria di Valerio.

Valerio al di là della verità giudiziaria è stato ucciso dai fascisti, come fu subito chiaro ai suoi compagni e alle sue compagne il giorno stesso in cui venne ucciso.
Quella memoria non è presente nelle strade del Tufello solo perché ogni 22 febbraio i movimenti, i compagni e le compagne lo ricordano in migliaia , ma è presente perché la vita e la militanza di Valerio sono una storia collettiva che si tramanda e rimane ben incardinata nella storia della sua città e del suo quartiere.

Questo è un libro fondamentale da leggere perché la passione politica e la voglia di rovesciare questo mondo di Valerio, la ritroviamo in ognuno e ognuna di noi, perché sono passati quarant’anni ma la vita di Valerio (fra le tantissime altre di compagni e compagne che sono stati ammazzati) ce la portiamo dentro.
Una ferita ancora aperta!

Valerio Verbano. Una ferita ancora aperta.“, di Marco Capoccetti Boccia, Lorusso Editore, 322 pp., 10 euro