Fotobook: Febbre

Ci sono storie che sembrano siano state dimenticate e riposte dentro ad una scatola con su scritte frasi di circostanza arzigogolate da stereotipi. Poi, qualcuno ha il coraggio di riscriverle riportandole al centro del discorso e cercando di liberarle il più possibile dai tabù. Ecco, questo è ”Febbre”.

Ho l’HIV: in passato queste parole equivalevano ad una condanna. 
Tempo uno o due anni e il mio corpo sarebbe stato invaso e alla fine sconfitto. Le cosiddette infezioni opportunistiche e i tumori correlati al virus mi avrebbero fatto fuori senza possibilità di invertire il processo di disfacimento del mio organismo. Non c’erano farmaci, o erano troppo poco efficaci: il decorso era sempre lo stesso. Le eccezioni rarissime: casi da studiare, corpi miracolosi in cui il virus non progrediva. Ora non è più così: la mente lo sa, io l’ho capito. Ma è una comprensione piatta, superficiale. Una patina che non riesce a nascondermi la vista dallo strapiombo. 
Scopro in me un vuoto che mi ipnotizza, una dimensione dove il pensiero non può più niente. Il mio io ora, di colpo, completamente incarnato: il mio io è un corpo che si sa ammalare, e non più un’astrazione onnipotente, teorica. Segreti di cellule e sangue, lotte microscopiche che sanno proiettarsi in grande, grandissimo, e decidere tutto. Sono carne vulnerabile, infestata: sono un contenitore di sangue impuro, alterato per sempre. Un ammasso di organi e vene e cavità in cui virus molto famosi possono rintanarsi e moltiplicarsi in silenzio, senza che io me ne renda conto. (pag. 113 – 114)
Stando ai dati aggiornati a dicembre 2018 del Global HIV & AIDS statistic:
– nel mondo 37,9 milioni di persone vivono con l’infezione da HIV
– circa 8 milioni di persone non sanno di vivere con l’infezione da HIV